Restauro su impianto: chirurgia e protesi biologica

Un caso di restauro estetico su impianto con approccio muco-BOPT e innesto connettivale (CTG). Follow-up a 2 anni tra chirurgia mucogengivale e protesi biologica.


Quando basta un dettaglio per cambiare tutto

Questo caso clinico è parte di un trattamento più ampio (che ha incluso anche la gestione di un’eruzione passiva alterata e faccette estetiche), ma ha un valore autonomo perché riguarda un singolo impianto in zona anteriore.

L’obiettivo era chiaro: migliorare il profilo della gengiva, eliminare l’effetto antiestetico del “grigio” che traspare dal metallo e armonizzare i tessuti con i denti naturali vicini.

Il punto di partenza: una situazione delicata

Il sito implantare presentava:

  • Vecchia corona protesica: poco congrua, con adattamento imperfetto ai tessuti.
  • Papille interdentali appiattite o assenti: i piccoli triangoli di gengiva tra i denti erano mancanti, creando spazi scuri.
  • Buccal shading (ombra grigia): la gengiva era così sottile da lasciar intravedere il metallo dell’impianto.
  • Profondità vestibolare ridotta: poco spazio di tessuto davanti all’impianto.
  • Mucosa fragile e sottile: tessuto instabile e scarsamente protettivo.

In parole semplici: c’era un impianto funzionante, ma il risultato estetico e biologico era insufficiente.


Strategia terapeutica: muco-BOPT e CTG

Il piano è stato costruito combinando chirurgia e protesi, secondo i principi della perioprotesi estetica, cioè una protesi che non “copre” soltanto, ma lavora insieme ai tessuti.

Fasi operative:

  1. Rimozione della vecchia corona → eliminare il vecchio manufatto incongruo.
  2. Preparazione del collo implantare con approccio muco-BOPT → tecnica che rimodella il margine gengivale e lo spazio papillare, guidando la gengiva a una forma più armonica.
  3. Innesto di tessuto connettivo (CTG) → prelievo di tessuto dal palato inserito nella zona buccale, per ispessire la gengiva e ridurre il “dark shade”.
  4. Nuova corona protesica con profilo emergente personalizzato → la corona è stata progettata in modo che la gengiva potesse adattarsi naturalmente alla sua forma.

In altre parole: non è stato il dente finto ad adattarsi alla gengiva, ma la gengiva è stata guidata a crescere e stabilizzarsi intorno a un restauro biologicamente corretto.


Post-operatorio: i primi segnali

Nei mesi successivi all’intervento si è osservato:

  • Miglioramento del profilo mucoso: la gengiva ha acquisito una forma più naturale.
  • Aumento dello spessore gengivale: tessuto più forte e resistente.
  • Papille interdentali ridefinite: ricostruzione dei triangoli gengivali che “riempiono” gli spazi bui.
  • Riduzione del grigio buccale: la gengiva più spessa ha mascherato l’ombra metallica.
  • Integrazione estetica naturale con i denti vicini.

Follow-up a 2 anni: stabilità e armonia

A distanza di due anni, i risultati sono chiari:

  • Tessuti stabili e senza segni di infiammazione.
  • Papille mantenute, senza regressione.
  • Mucosa buccale ispessita, con un aspetto naturale.
  • Nessun sanguinamento, nessuna perdita di attacco.
  • Integrazione estetica duratura: il sorriso appare armonico e stabile.

Non solo dati clinici, ma anche la soddisfazione del paziente, che percepisce un miglioramento estetico e psicologico.


Cosa insegna questo caso

Questo caso sottolinea un principio fondamentale:

in implantologia, i tessuti molli non sono un contorno, ma parte attiva del progetto.

  • La tecnica muco-BOPT consente di modellare la gengiva in modo biologico e stabile.
  • L’innesto connettivale (CTG) permette di ispessire la gengiva, rendendola più resistente e naturale.
  • La protesi non deve solo sostituire un dente, ma deve essere progettata in sinergia con i tessuti.

Non si tratta semplicemente di “cambiare una corona”, ma di progettare i tessuti per garantire estetica e salute a lungo termine.


Caso eseguito presso @ios_lecce, con approccio integrato protesico e parodontale.

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